La svendita dell’Alto Calore

La svendita dell’Alto Calore

Di seguito la mia intervista pubblicata sull’edizione odierna de “Il Mattino”.

«E’ la sconfitta del Partito Democratico irpino che ha deciso di svendersi a Benevento. Lo ripeto da tempo e questa ipotesi si è puntualmente verificata. La questione dei nomi non mi appassiona affatto, quel che mi preoccupa è il mandato affidato al presidente riconfermato. Ed è un mandato in bianco. Aspettavamo da settimane che il Pd, partito di maggioranza relativa, si facesse promotore di un incontro per discutere delle cose da fare e della mission da perseguire. Mai abbiamo avanzato richieste di posizionamenti. Eravamo pronti a votare la loro indicazione ma a condizione che venisse individuato un mandato preciso, che emergesse un’unità di vedute sulle cose da fare, ma tutto ciò non è avvenuto. Hanno utilizzato fino all’ultimo minuto utile per contendersi la paternità di una presunta vittoria, per stabilire chi ne dovesse uscire vincitore e chi vinto e il risultato è sotto gli occhi di tutti».  E’ questa la prima valutazione di Maurizio Petracca, consigliere regionale e segretario provinciale dell’Unione di Centro all’indomani della riunione dei soci dell’Alto Calore Servizi che hanno affidato nuovamente la guida dell’ente a Lello De Stefano.

 

Petracca, l’Udc non ha partecipato al voto e non è rappresentato nell’ambito del nuovo consiglio d’amministrazione. Che gestione sarà quella di De Stefano bis

«Sinceramente non lo so perché la sua rielezione è frutto di un compromesso al ribasso. So solo che De Stefano è lo stesso presidente che in maniera pedestre ed avventata ha mosso i primi passi per la fusione tra Acs e Gesesa. Quella sul Cda, poi, è una partita che non ci ha riguardato. Come ho detto, al mercanteggiamento per poltrone e poltroncine non abbiamo voluto partecipare. La vicenda conferma la fase di crisi che in Irpinia il Partito Democratico continua a vivere, attraversato com’è da lacerazioni che sembrano insanabili, da scontri tra gruppi, da divisioni per bande. Alla fine non sono riusciti a trovare la quadra al loro interno e hanno ripiegato sulla riconferma di De Stefano, una scelta che mi pare scontenti tutti, a partire da loro importanti rappresentanti istituzionali. Una vicenda tutto sommato triste e soprattutto che non lascia presagire nulla di buono sul fronte della riorganizzazione del servizio».

Sullo sfondo resta l’applicazione della nuova legge regionale con l’ipotesi di fusione tra Alto Calore e Gesesa, ipotesi che ha animato il dibattitto già nelle scorse settimane. Qual è la sua posizione?

«Il ruolo dei partiti era ed è di indirizzo. Era nostra intenzione partecipare ad un confronto che non avesse certo come finalità la tenuta degli equilibri interni al Partito Democratico, ma che individuasse le cose da fare, le questioni da affrontare. Spettava al Pd, che ribadisco è il partito di maggioranza relativa, far emergere una proposta compiuta. Questa proposta non è mai arrivata. Quello che ha tenuto banco è stato un gioco di posizionamenti, di ambizioni personali. Cosa ancor più grave è che su questo stesso terreno si è confermata una certa egemonia sannita, nonostante la provincia di Benevento detenga un numero inferiore di quote all’interno dell’Acs, e tutto per assecondare le ambizioni dei dirigenti irpini del Pd».

Ora come ritiene si debba procedere sul fronte della riorganizzazione del servizio idrico?

«Adesso l’auspicio è che si possa riprendere un confronto sereno. Che restituisca centralità ai sindaci, ai soci dell’Alto Calore. L’augurio è che si eviti la fretta con cui si è proceduto in queste ultime settimane. Da questo punto di vista la legge regionale dà un cronoprogramma chiaro e dice con altrettanta chiarezza che c’è tutto il tempo per affrontare un ragionamento serio e senza fughe in avanti. Da questo presidente, messo in discussione da buona parte del suo stesso partito per i risultati attesi e non raggiunti finora, mi aspetto uno sforzo di serietà perché una questione così importante per la comunità irpina non sia oggetto di svendite politiche e non diventi la merce di scambio per il carrierismo di qualcuno».

 

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